Il ruolo della donna nella consorteria criminale e l’articolo 416 bis

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Il ruolo della donna nella consorteria criminale e l’articolo 416 bis

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Pubblicato da Laura Maceri in Criminologia · Martedì 15 Ott 2024 ·  5:00
Tags: mafiadonne416bis
Autrice: avv. Laura Maceri

Abstract
Il presente studio esplora il ruolo crescente delle donne all'interno delle associazioni mafiose, focalizzandosi, in particolare, sulla 'ndrangheta. Dall'emergere di figure femminili centrali negli anni '90, queste donne sono passate da ruoli marginali a posizioni di leadership, assumendo compiti strategici e operativi che sfidano le tradizionali narrazioni patriarcali. L'analisi evidenzia come l'autonomia e la discrezione delle donne mafiose abbiano rafforzato le organizzazioni criminali, ostacolando la prevenzione e la repressione statale. Nonostante un apparente calo degli arresti, il potere delle donne nelle consorterie rimane forte, richiedendo una revisione delle strategie di contrasto da parte dello Stato e della società civile.

Premessa
Lo studio di Cesare Lombroso considerava la donna un essere inferiore e vulnerabile, privo di una vera capacità d'influenza criminale. Tuttavia, a partire dagli anni '90, l'universo femminile ha mostrato una significativa rottura di queste visioni arcaiche. Le donne, un tempo percepite come figure marginali, sono ora protagoniste attive nel mondo criminale, riuscendo a mantenere le redini delle famiglie mafiose anche in assenza degli uomini, spesso rimanendo fuori dai radar giudiziari. Questo nuovo ruolo delle donne richiede una rilettura critica del loro contributo all'interno delle consorterie, per migliorare i meccanismi di prevenzione e contrasto.

L'articolo 416 bis del codice penale italiano definisce il reato di associazione mafiosa, punendo chiunque faccia parte di un'organizzazione mafiosa. Tra gli elementi distintivi del reato vi sono la partecipazione attiva e la forza intimidatrice, che crea una condizione di assoggettamento e omertà. La norma si applica a varie organizzazioni mafiose, tra cui la 'ndrangheta, e mira a tutelare l'ordine pubblico contro l'influenza distruttiva di tali gruppi. Nel contesto della 'ndrangheta, il ruolo delle donne è ambivalente, ma pur sempre centrale. Negli ultimi decenni, le donne sono passate dall'essere semplici sostenitrici a figure chiave che garantiscono la continuità dell'organizzazione, soprattutto durante le assenze forzate degli uomini. Le decisioni che un tempo erano imposte dal patriarcato ora vedono le donne come protagoniste autonome, rendendole depositarie di un potere che rafforza l'associazione criminale.
Il calo degli arresti femminili negli ultimi anni potrebbe sembrare contraddittorio rispetto all'ascesa del potere delle donne nella mafia. Tuttavia, questo fenomeno suggerisce un'evoluzione verso una maggiore sofisticazione nel loro ruolo criminale. Le donne, tradizionalmente coinvolte nell'educazione criminale dei figli, hanno affinato le loro capacità di gestione e controllo delle risorse della famiglia mafiosa, mantenendo un basso profilo e sfuggendo alle maglie della giustizia. Queste donne non solo organizzano e amministrano, ma incitano alla vendetta e mantengono vivi i codici mafiosi, trasmettendoli alle nuove generazioni.

Donna: madre, sentinella, vittima e autrice di crimini
Negli ultimi anni, il numero di arresti tra le donne sembra essere in diminuzione. Questa tendenza solleva una domanda: come si concilia questa riduzione con l’aumento del potere acquisito dalle donne? I crimini attribuiti alle detenute sono prevalentemente legati a reati contro il patrimonio, l’amministrazione pubblica e l’associazione di tipo mafioso. Nel 2021, gli arresti per furto (art. 624 bis c.p.) sono scesi a 16.790, mentre quelli per ricettazione (art. 648 c.p.) si attestano a 2.575. Analizzando i dati del 2021, emerge che solo l’11% delle persone denunciate o arrestate per furto sono donne.                                                                                                                                                    Questi numeri rivelano una realtà interessante: le donne arrestate sono numericamente inferiori rispetto agli uomini, ma ciò non significa che il loro impatto sia trascurabile. Anzi, si può sostenere che le donne mantengano un controllo sottile ma potente sui patrimoni, agendo dietro le quinte senza compromettersi direttamente.                                                                                         Tradizionalmente, le donne hanno svolto un ruolo cruciale nell’educazione criminale dei figli, inculcando loro il rispetto per i padri e l’obbligo di vendetta, mentre insegnavano alle figlie a perpetuare questi valori nelle generazioni future. Questo ruolo rafforza l’immagine della donna come madre ed educatrice, ma anche come figura chiave in contesti criminali.
Le donne che vivono in ambienti mafiosi sono parte integrante di una delle più potenti “holding silenziose” al mondo: la mafia. Con il passare del tempo, anche le organizzazioni mafiose hanno subito trasformazioni, evolvendo sia nei metodi operativi sia nell’emancipazione dei loro membri, donne incluse. In questi contesti, la donna-madre svolge molteplici funzioni cruciali: organizza matrimoni, incita alla vendetta, gestisce i preparativi prima delle riunioni mafiose e funge da messaggera, portando con sé le cosiddette "mbasciate".

Considerazioni conclusive
La 'ndrangheta continua a rappresentare una minaccia significativa per l'ordine pubblico e la sicurezza nazionale, grazie alla sua capacità di adattarsi e rinnovarsi. Tra i suoi membri, le donne svolgono un ruolo cruciale, non solo come autrici di reati, ma come vere e proprie strateghe dell'organizzazione. Il dato allarmante delle donne autrici di reato deve far riflettere sull'importanza di un monitoraggio costante e di un impegno congiunto da parte dello Stato e della società civile. Solo attraverso una combinazione di prevenzione, educazione e repressione, si potrà contrastare efficacemente l'emergente potere femminile nelle organizzazioni mafiose.

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Bibliografia
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  • Russo.S., Manuale di Criminal profiling, Teorie e tecniche per tracciare il profilo psicologico degli autori di crimini violenti., Celid editore., 2018.
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