L’ascolto del minore nel processo penale

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L’ascolto del minore nel processo penale

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Pubblicato da Nicol Zara in Psicologia forense · Mercoledì 08 Giu 2022
Ascoltare un minore durante un procedimento penale significa andare incontro alle sue esigenze, valutarne l'idoneità a testimoniare e aiutarlo a fornire il proprio apporto nel modo meno traumatico possibile. Il minore deve sentirsi libero di parlare e di potersi esprimere apertamente,
nella sua estrema genuinità.
Si tratta di un argomento molto delicato e oggi sempre più spesso al centro delle cronache quotidiane; ciò richiede un approccio attento da parte di tutti gli operatori coinvolti.

La testimonianza di un minore
La testimonianza di un soggetto è il risultato dell’interazione tra il contenuto della memoria, ovvero ciò che il soggetto ricorda, e il contenuto dell’evento, ossia ciò che è successo. Al fine di verificarne la veridicità, sono importanti due requisiti: l’accuratezza e l’attendibilità.
Nel nostro ordinamento anche il minore può rendere testimonianza, sia come persona offesa, poiché vittima di un reato, o in qualità di testimone. Quando il minore ha meno di quattordici anni viene ascoltato attraverso una modalità particolare denominata “audizione protetta”, che può essere attuata o durante le indagini preliminari in seguito a una denuncia o querela, oppure in sede di incidente probatorio. La testimonianza viene raccolta in un’aula del tribunale dotata di uno specchio unidirezionale ed è, inoltre, obbligatoria l’audio-video registrazione dell’intero colloquio. È importante procedere con l’audizione del minore il prima possibile, in modo tale che i ricordi rimangano abbastanza nitidi e non subiscano interferenze esterne. Di estrema rilevanza la figura dello psicologo forense che affianca il minore durante l’audizione.

Tecniche di audizione del minore
“I bambini sono sempre da considerarsi testimoni fragili perché educati a non contraddire gli adulti e non sempre consapevoli delle conseguenze delle loro dichiarazioni” si legge nelle premesse della Carta di Noto, documento che traccia le linee guida a cui attenersi nella raccolta della testimonianza di un minore vittima di abusi sessuali e nella valutazione della sua capacità di testimoniare. Per questo motivo le dichiarazioni del minore vanno sempre assunte utilizzando protocolli d’intervista specializzata, che devono adeguarsi allo sviluppo cognitivo ed emotivo del minore. Alcune tecniche di intervista specializzata sono:
  • Intervista Cognitiva: mira a ricostruire l’accaduto e suscitare ricordi, senza generare errori di memoria. È preferibile utilizzarla a partire dagli otto anni d’età, in quanto i bambini più piccoli presentano maggiore difficoltà nel comprendere le tecniche di ricordo proposte.
  • Step Wise Interview: tecnica ampiamente utilizzata in campo forense minorile, in particolare per reati di abuso sessuale. Si tratta di un protocollo di intervista semi-strutturata che combina conoscenze di psicologia evolutiva con tecniche di stimolazione della memoria. Questa modalità si fonda sulla successione di dieci fasi audio-videoregistrate, dove lo psicologo mira alla creazione di un rapporto con il minore, per poi introdurre l’argomento in modo delicato ed empatico. Si rivela utile anche con bambini minori di otto anni, con i quali si può procedere con la somministrazione di strategie di gioco o disegno che verranno analizzati in seguito.
Di seguito riportiamo la testimonianza della dott.ssa Monica Chiovini, psicologa clinica, forense e penitenziaria e criminologa, riguardo al caso di un’adolescente, vittima di abuso sessuale da parte del compagno della madre.
«Sono stata contattata dalla Questura di Novara come ausiliario di polizia giudiziaria al fine di sostenere e supportare la vittima durante la raccolta della testimonianza. La ragazza aveva un rapporto molto forte con la madre; infatti, è proprio con lei che ha sporto denuncia riguardo le violenze subite dalla figlia. La testimonianza è durata diverse ore, all’incirca dalle ore 9 fino alle ore 13 […] La giovane si è recata all’interno dell’aula dedicata all’audizione da sola, senza la presenza della madre. All’inizio è stato molto complesso entrare in empatia con la ragazza in quanto si mostrava abbastanza distaccata e diffidente; successivamente, siamo riuscite a creare un rapporto più confidenziale e ha cominciato a parlare liberamente, raccontando il fatto ed esprimendo le proprie emozioni senza interruzioni. Una volta terminato il racconto libero sono state poste alcune domande aperte e qualche domanda chiusa in modo da delineare certi dettagli espressi in precedenza dalla minore. Durante il racconto, quando si presentavano aspetti più difficili da raccontare, abbiamo fatto alcune pause e attuato strategie di recupero delle informazioni utilizzando strumenti alternativi al dialogo, come ad esempio la scrittura».

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