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“Una personalità incapace di riconoscere, distinguere ed esprimere emozioni e sentimenti”, questo è quanto emerso dalla perizia psichiatrica disposta dalla Corte d’Assise di Milano e firmata dallo psichiatra forense Elvezio Pirfo, in merito ad Alessia Pifferi.
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Da ciò che sappiamo, le ricerche sul rapporto tra amnesia e crimine violento si sono spesso dedicate allo studio dei fenomeni dissociativi nelle vittime e/o nei testimoni di un crimine, ma raramente si è andata a studiare l’insorgenza di tale fenomeno negli autori di reato. Tuttavia, diversi studi riportati in letteratura fanno emergere la natura traumatica di un crimine, al fine di spiegare la perdita di memoria in presenza di un reato violento anche in un offender.
Ascoltare un minore durante un procedimento penale significa andare incontro alle sue esigenze, valutarne l'idoneità a testimoniare e aiutarlo a fornire il proprio apporto nel modo meno traumatico possibile. Il minore deve sentirsi libero di parlare e di potersi esprimere apertamente, nella sua estrema genuinità.
Se da un punto di vista giuridico il rapporto fra vittima e carnefice risulta essere ben definito, da un punto di vista psicologico il quadro è molto più complesso. D’altra parte, realizzare un’indagine coerente ed esaustiva su questo fenomeno è praticamente impossibile, dal momento che è impossibile replicare le condizioni di un sequestro in un laboratorio e controllarne le variabili.
Siamo in presenza di una situazione di bullismo quando si assiste o si subisce un insieme di vessazioni, ovvero di atti persecutori, violenti e aggressivi, da parte di un coetaneo o, per lo più, da un gruppo di coetanei, nei confronti di un loro pari. Le prepotenze possono essere di natura fisica, ad esempio sberle, spintoni, pugni e botte, oppure di tipo verbale, come minacce, offese, svalutazioni e insulti pesanti. Oppure, ancora, possono concretizzarsi in forme di abuso psicologico quali umiliazioni, derisioni, discriminazioni, pettegolezzi ed emarginazione. Nella maggior parte dei casi, si denota una concomitanza di tutte le categorie fin qui descritte. L’offesa verbale trascende nell’aggressione fisica e le azioni sono sempre accompagnate da un forte trauma psicologico in seguito al quale la vittima difficilmente riesce a sopravvivere da sola.
Il bambino è il padre dell’adulto. Così, in queste parole, si può esprimere il succo della Teoria dell’Attaccamento, introdotta da John Bowlby nei lontani anni cinquanta e riconosciuta, con grande apprezzamento, fino a tempi odierni.